UN BLOGGER ALLÂ’ONU, NUOVA FRONTIERA DEL GIORNALISMO DIGITALE

Matthew Lee è lÂ’ unico blogger accreditato dallÂ’ ufficio stampa dellÂ’ Onu a seguire i lavori – “Un bufalo da prateria in mezzo ai corrispondenti di porcellana del Palazzo di Vetro”

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di Matteo Bosco Bortolaso

New York – Si chiama Matthew Lee. E’ un tipo strano che si aggira per il Palazzo di Vetro. Cappelli lunghi, jeans e camicia sempre uguali, una cravatta annodata di fretta e distrattamente. Lee è l’unico blogger ad essere stato accreditato dall’ufficio stampa dell’Onu a seguire i complicati meccanismi delle Nazioni Unite. Il New York Times lo ha portato agli onori delle cronache dedicandogli un lungo articolo in cui lo definisce “un bufalo da prateria in mezzo ai corrispondenti di porcellana del Palazzo di Vetro”.

La vita alle Nazioni Unite, quando non ci sono crisi internazionali, è abbastanza routinaria. Ogni giorno, alle 12 in punto, uno dei tre portavoce del segretario generale Ban Ki-moon tiene una conferenza stampa in cui vengono letti i comunicati del Palazzo di Vetro, quelli provenienti dagli uffici distaccati di Ginevra e Vienna e dalle missioni dell’Onu in giro per il mondo. Quindi si passa alle domande. I giornalisti accreditati, solitamente, pongono quesiti su argomenti che sono di interesse per le loro testate: la questione israelo-palestinese, la guerra civile in Iraq, i massacri di innocenti in Darfur e così via.

Una vita fatta di “noiose risoluzioni che non interessano a nessuno” commenta Lee, che scrive su Inner City Press (www.innercitypress.com), che invece fa domande a tutto campo: il suo orizzonte è a 360 gradi. A differenza di molti colleghi, il blogger legge tutti rapporti delle missioni, ne conosce punti e virgole, pone quesiti argomentati e dettagliati ai quali non è semplice rispondere. Lee è un reporter diverso dagli altri, sia nell’apparenza che nei metodi: a mezzogiorno entra nella sala delle conferenze stampa con due blocchetti e un portatile, collegato ad Internet tramite la connessione senza fili dell’Onu, con il quale può fare ricerche in tempo reale.

Alle Nazioni Unite, che contano 200 corrispondenti all’interno del Palazzo di Vetro più altri 1.500 accreditati, Lee è l’unico blogger. Fino a qualche settimana fa ce n’era un altro, Pincas Jawetz, un esperto di politiche energetiche di 73 anni in pensione, espulso dalla stampa accreditata per aver continuato a porre domande che esulavano dalle attività dell’Onu. Il blogger, che scrive sul sito ecologista Sustainabili Tank (www.sustainabilitank.info), era entrato in una polemica quasi personale con il capo dei portavoce di Ban Ki-moon, Michelle Montas, lamentandosi dei tempi e dei modi della pubblicazione dei comunicati stampa. Al momento del rinnovo dell’accredito, l’Onu ha bocciato la richiesta di Jawetz, spiegando che il suo sito mancava di una “quantità sostanziale di contenuti informativi originali” e che altri giornalisti si erano lamentati delle inistenti domande del blogger ecologista, che assomigliavano a quelle di un’organizzazione non governativa. Il 29 marzo, ultimo giorno in cui poteva entrare all’Onu come giornalista, Jawetz ha letto la lettera in cui si negava il rinnovo dell’accredito e si è difeso dalle critiche dicendo che il suo è un giornalismo imparziale.

Le Nazioni Unite, comunque, sono fino ad ora l’unica istituzione internazionale ad ammettere blogger che non siano affiliati con grandi testate giornalistiche. Ci sono altri reporter all’Onu che tengono blog su Internet, ma sono legati ai nomi di grandi quotidiani statunitensi. Joe Lauria, freelance per The Boston Globe, scrive anche per il blog liberal The Huffington Post. Spostandosi da sinistra a destra, Claudia Rosett, che scrive su National Review ed è stata nell’editorial board del Wall Street Journal, ha una sua pagina personale (claudiarosett.pajamasmedia.com).

L’attenzione per i blogger, invece, è molto alta nel mondo della politica a stelle e strisce. Democratici e Repubblicani li avevano già accreditati nelle convention del 2004. E sarà interessante notare quanti cronisti digitali racconteranno la corsa alle presidenziali del 2008, che si è gia spostata nella grande rete, dove i candidati si sfidano con video messaggi telematici. Ma il problema, secondo il reporter di Inner City Press, è che i blogger americani sono più interessati alle questioni domestiche, mentre scarseggiano i giornalisti telematici che si occupano di politica internazionale.

Lee fonda Inner City Press (www.innercitypress.org), sito di lotte civili, nel 1987, quindi apre una sezione relativa alle Nazioni Unite (www.innercitypress.com) nel 2005. Il primo ha quasi 300 mila visitatori al mese, la seconda 100 mila. Non è facile navigare tra gli articoli del blogger, talvolta involuti e cervellotici, pieni di trascrizioni integrali delle conversazioni con gli intervistati e di documenti citati negli articoli. Non hanno lo stile della Associated Press, ma sono combattivi, specie contro le banche: da sempre Lee chiede tassi di interesse più bassi per le persone meno abbienti. Pubblicando gossip e rumors sulle Nazioni Unite, inoltre, Lee ha scoperto storie nascoste dai numerosi ingranaggi dell’Onu. “Scrivo in un luogo laterale dove mi occupo di cose che spesso non interessano ad altri” commenta il reporter telematico.

Lee ha 41 anni e dice di lavorare 13 ore al giorno. Inner City Press è una organizzazione non profit: la sua unica fonte di guadagno sono una serie di borse di studio vinte qualche anno fa.
È un tipo strano, ma è anche l’emblema di un nuovo problema per le istituzioni internazionali e i media di tutto il mondo: i blogger vanno trattati come i giornalisti? Stéphane Dujarric, portavoce di Kofi Annan, il predecessore di Ban Ki-moon, lavora al dipartimento che si occupa dell’accredito dei media all’Onu e spiega che nuove linee guida per i blogger sono in via di definizione: si sta cercando di bilanciare apertura, sicurezza e standard professionali.

“I nuovi media sono sicuramente una sfida per tutte le organizzazioni che accreditano i giornalisti e credo che le Nazioni Unite si stiano muovendo nella direzione giusta – spiega Dujarric – la nostra priorità è creare un ambiente che sia il più aperto possibile ai giornalisti”. Per questo motivo le trascrizioni delle conferenze stampa e i video delle dichiarazioni dei diplomatici vengono pubblicate sui siti dell’Onu, consultabili anche fuori dal Palazzo di Vetro.

“I blogger, quelli seri, contribuiscono parecchio alla diffusione delle informazioni – dice Tuyet Nguyen, corrispondente dell’agenzia tedesca DPA e presidente dell’UNCA, l’associazione dei corrispondenti delle Nazioni Unite – non vedo nessuna differenza tra quello che fanno loro e quello che facciamo noi”.